Sahara ed Atlante, verso nord

Da Merzouga, Nazihr e suo cugino ci danno un passaggio fino ad Erfoud, da dove prendiamo un taxi collettivo per Errachidia; ci troviamo in piena hamada (deserto roccioso), spesso interrotto da splendidi palmeti… il caldo è secco ed avvolgente. Giunti ad Errachidia, scopriamo che l’unico autobus per la nostra destinazione finale è in nottata: decidiamo quindi di prendere in affitto una stanza per riposare qualche ora. La sera, quando ci dirigiamo a piedi verso la stazione, conosciamo un simpatico marocchino che vive in Spagna, ceniamo con lui. Cala la notte e parte il nostro bus, direzione Oujda ed il mare Mediterraneo. Alle prime luci dell’alba ci appare un paesaggio nuovo, colline verde-oro ricoperte da campi di grano e foraggio.

Merzouga, dune del Sahara

La fresca brezza mattutina che si sprigiona dal palmeto, ci sveglia prima del previsto. Zaino in spalla, partiamo da Tinghir ed arriviamo in poche ore di pullman a Erfoud; con un piccolo ed affollato mezzo ci spostiamo fino a Rissani ed infine prendiamo un taxi fino a Merzouga. Arriviamo nell’albergo del cugino di Nazihr, la vista abbagliante direttamente sulle stupende dune di sabbia dorata dell’Erg Chebbi. Siamo pieni di energia, nonostante il sole cocente, ed aspettiamo con ansia Nadir, un ragazzo di origine berbera che ci guiderà nel deserto con Bob Marley e Jimi Hendrix, due splendidi dromedari.

Al tramonto raggiungiamo la duna più alta dell’Erg, dove godiamo di un panorama mozzafiato. Una lunga discesa nella fine sabbia ci porta nella tenda dove trascorriamo la notte. Mangiamo un gustoso tajin con harira, cantiamo, suoniamo. Osserviamo sbalorditi la silenziosa danza delle stelle attorno alla luna. Dormiamo sotto questo manto vellulato fino all’alba.

Merzouga, Sahara marocco

Tinghir e Valle del Dades

Vi sono dei momenti all’interno di un viaggio in cui la coscienza si sospende, lasciando il posto alla fresca brezza mattutina. Davanti alla stazione dei bus di Ouarzazate si alza una sottile polvere, ad indicarci il cammino verso il deserto del Sahara. Silenziosamente, ascoltiamo le grida dei taxisti, in attesa che pronuncino il nome della nostra prossima destinazione, secondo un rituale che si ripete da anni. Come dal nulla compaiono altre persone che sembrano interessate a spostarsi fino a Tinghir, lungo la Valle del Dades.
Il nostro Mercedes, un esemplare del secolo scorso magnificamente agghindato con orpelli amaranto ed adesivi pubblicitari, non tradisce i suoi novecentomila chilometri percorsi in condizioni climatiche estreme e, sapientemente manovrato dal taxista, procede a strappi lungo la striscia di asfalto che si immerge negli aridi paesaggi della Valle del Dades. La temperatura ci costringe a frequenti soste, per attingere acqua dai numerosi e profondi pozzi sotterranei. Improvvisi angoli di verde precedono minuscoli negozietti, dove si vende acqua di rose.
Finalmente, si apre davanti ai nostri occhi la scintillante striscia verde del palmeto di Tinghir, ad accoglierci la faccia sorridente di Youssef, che ci offre un tè berbero.

Suggerimento di viaggio: pernottare nel suggestivo hotel Tombouctu (vicino alla stazione dei bus di Tinghir), costruito sulle rovine di una kasbah.

Tinghr e Valle del Dades

Tizi’n Tichka verso Ourzazate

Camminiamo verso la gare routiere, ed immancabilmente siamo coinvolti nel trambusto pre-partenza. Non appena varchiamo la soglia della stazione, un nugolo di giovani in giacca di pelle, mendicanti, bambini a piedi scalzi e presunti viaggiatori di lunga data ci attornia. Le grida sono sempre più animate e giocose, poi a tratti nervose rivelando una certa insoddisfazione per la trattativa che non prosegue speditamente. In pochi secondi, dopo che abbiamo pronunciato la parola magica (Ouarzazate), ci ritroviamo gentilmente sospinti verso uno sgangherato bus, agghindato con una miriade di nastri e lustrini colorati d’oro e di rosso. Ci risentiamo a casa. Subito parte la contrattazione per il prezzo ed i posti a sedere migliori. 30, 25, 20 il prezzo scende e scendono le pretese: posti in fondo al bus e sedili rivestiti in pelo di pecora, impolverato.

Finalmente il bus parte, direzione il deserto, ma dobbiamo subito affrontare l’Atlante: fitte foreste di pini, estesi raccolti di frumento dorato e tranquilli villaggi berberi, una breve sosta a Taddert per il pranzo. Superiamo il Tizi’n Tichka (2500 metri di altitudine), che in lingua tamazight significa proprio “passo dei pascoli”. L’aria calda e secca preannuncia il deserto del Sahara. Nel viaggio conosciamo Brahim, un simpatico marocchino che lavora a Bergamo: con lui facciamo i primi passi nel Marocco più autentico. Ci invita a casa di suo cugino quando raggiungiamo Ouarzazate, parliamo e ci offre da mangiare, capiamo che c’è molto da condividere e la possibilità di instaurare un rapporto davvero caloroso. Passiamo una piacevole giornata con Brahim ed i tre fratelli (Lahcen è l’unico che capisce l’inglese), peccato non parlare meglio il francese, ma ci arrangiamo con lo spagnolo e tentiamo di imparare le prime parole in arabo (shukran, naan/la, inshallah, salam/salem). Continuano ad offrirci la loro ospitalità, sotto forma di tè alla menta, piacevoli chiacchierate e deliziosi spuntini. Capiamo comunque che la reciproca curiosità non basta sempre ad abbattere il “muro” culturale che ci separa: il nostro relativismo non può molto nei confronti del loro modo di pensare legato alla cultura musulmana. Fin da bambini, le vite degli uomini si separano da quelle delle donne. Ai primi è dato il privilegio di poter scegliere, mentre per le donne il destino sarà sempre indelebilmente segnato dagli insegnamenti della madre e del volere prima del padre e poi del marito.
Nella notte, dopo aver gustato un saporito tajine di agnello cucinato con i nostri nuovi amici, facciamo tutti assieme una lunga camminata fino alla casbah di Taourirt. La luna piena crea un’atmosfera da sogno, la casbah sembra animarsi e rivivere i tempi del suo massimo splendore, quando era una delle dimore di Glaoui, il pacha di Marrakech. Ourzazate, che si trova all’incrocio della valle del Draa con quella del Dades, di fatto introduce alle prime propaggini del deserto del Sahara. La città è piuttosto moderna (fu infatti fondata dai francesi negli anni ‘20), ed è ancora oggi un luogo di transito lungo gli itinerari di commercianti e turisti che, partendo da Marrakech, portano alle frontiere desertiche di Zagora e Merzouga. Il clima è mitigato dalla sua altitudine che supera i 1.100 m di quota.

Suggerimento di viaggio: sedersi in un bar del centro città, per assaporare un gustoso tè alla menta, abilmente servito dalla teiera in modo da sprigionarne tutto l’aroma.

Casbah Taourirt, Ouarzazate

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