Volontariato in Guatemala

Negli ultimi giorni e’ iniziata una fase nuova e stimolante del nostro viaggio: dopo molti giorni di intense ricerche e qualche delusione, abbiamo finalmente trovato due progetti di cooperazione. Realizziamo quindi il sogno di condividere nella maniera più intensa parte del nostro percorso con il popolo latinoamericano. Oltretutto entrambe le attività si avvicinano ai rispettivi interessi e professioni: la cicci farà nascere bimbi in una casa del parto ed io cercherò di costruire qualche macchina riciclando bici usate. Il viaggio nomade si prende una pausa in senso geografico, ma la nostra voglia di esplorare e conoscere questo mondo complesso e variopinto non diminuisce, semmai entra in una fase ancora più consapevole. In questi giorni, sottoposti alle profonde contraddizioni del Guatemala, discutiamo spesso sulla questione indigena, sulle tradizioni e le discriminazioni, sulla concreta possibilità di aiutare queste persone. In Guatemala buona parte dell’appoggio sociale viene garantito attraverso una fitta rete di associazioni, ONG e volontari, ma scopriamo che in questo mondo si nascondono molte false promesse ed astuzie. Quetzaltenango (Xela) offre molte opportunità di volontariato nel campo delle energie rinnovabili: Xelateco e’ una giovane impresa che si occupa della produzione di tecnologia ecologica a basso costo (solare termico, minieolico, mini-idroelettrico, pompe e filtri per acqua, bioreattori); Combustibles Ecologicos SA e’ un’altra piccola azienda interessata nelle produzione di biodiesel da scarti agricoli… bienvenidos a Guatemala, il paese dell'”eterna primavera”.

Guatemala, enfrentando su futuro

In Guatemala la disuguaglianza sociale raggiunge livelli sconfortanti, spingendoci ad una profonda riflessione sulla situazione del paese centroamericano. Nel nostro viaggio attraverso le regioni di Huehuetenango, Alta Verapaz e Quiché, nella zona nord-occidentale e più remota del paese, ci accorgiamo della situazione di abbandono ed emarginazione sociale di cui soffrono le comunità indigene della sierra. La terra e’ scarsamente produttiva e l’economia di sussistenza delle comunità e’ continuamente minacciata dalle difficoltà, motivo per cui i nuclei familiari conducono una vita semi-nomade o addirittura sono costretti a migrare verso la costa, il Chiapas o gli Stati Uniti, quando ne hanno la possibilità.

La comunità di Santa Barbara (Huehuetenango) rappresenta un drammatico esempio: l’agricoltura e’ largamente improduttiva (il 95% del territorio e’ argilloso), l’assenza di servizi basici (sanità, educazione) e’ cronica, i rifornimenti di acqua potabile e cibo distano ore di cammino. In definitiva la situazione e’ tanto difficile che viene a mancare lo spirito comunitario che sempre caratterizza i nuclei indigeni e che abbiamo potuto conoscere in ogni villaggio del Chiapas. Il Guatemala ricorda oggi i primi dieci anni di pace dopo una sanguinosa guerra civile e spesso viene castigato da catastrofi naturali (da ultimo, l’uragano Stan), ma ciò non può essere una scusa per perpetuare la discriminazione nei confronti del popolo indigeno. Ci colpisce leggere sui giornali quanta attenzione godano tuttora fantasmi del passato quali l’ex presidente Rios Montt (la storia si ripete), implicato nello sterminio di interi villaggi maya al tempo della guerra civile.

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Nella Cordillera de los Cuchumatanes

Per caso troviamo il colectivo giusto che ci porta da Coban a Uspantan, nel cuore della Cordillera de los Cuchumatanes, un territorio quasi inesplorato ed abitato da comunità indigene Quiché, un eterogeneo gruppo di origine maya che mantiene tradizioni uniche e le cui donne vestono in maniera particolarmente elegante e colorata. Incredibilmente elaborati sono gli huipiles (maglie decorate a mano) dei villaggi maya Ixil di Nebaj, Chajul e Cotzal, più all’interno nelle montagne. La strada segue pendii franosi lungo un percorso molto duro, spesso interrotto da lavori di mantenimento. Aiutiamo due ragazzi che si sono ribaltati con la loro camioneta (jeep), ma sembra essere la norma da queste parti. Giunti ad Uspantan cambiamo mezzo e continuiamo il viaggio fino a Santa Cruz de Quiché, passando per il tranquillo villaggio di Sacapulas. Parliamo molto con le persone che condividono con noi brevi tratti di strada, spesso giovani donne con i loro bambini. A Quiché siamo abbandonati presso un fantomatico e polveroso terminal de buses (stazione dei bus), dove saliamo sull’unico mezzo disponibile: per la prima volta un vero scuola bus restaurato ed agghindato, di quelli che rendono famosa la regione centroamericana. In un’atmosfera di crescente agitazione, cambiamo nuovamente bus a Los Encuentros, un bivio molto trafficato. Sembra essere finalmente il mezzo giusto per giungere a Quetzaltenango, ma dopo qualche chilometro il motore si spegne e non c’è modo di ripartire, quindi procediamo all’ennesimo trasbordo… al solito il bus e’ stracolmo di gente, bagagli ed animali, ma l’autista si getta in una folle gara contro il tempo e ci avviciniamo veloci alla meta, anche se i consueti lavori ci tengono fermi qualche ora. Inaspettatamente siamo di nuovo scaricati ad un bivio, ormai è buio e stiamo viaggiando da più di dodici ore, ma Xela (Quetzaltenango) è vicina e con gli ultimi due cambi di colectivo giungiamo finalmente in centro città. Sfiniti ceniamo e ci addormentiamo.

Si conclude un’esperienza che sembra essere un ottimo preludio di ciò che ci aspetta in America Centrale: il caos nella sua forma più sopraffina!

Bus guatemalteco pieno di gente ed animali disegno foto e immagini Guatemala America Centrale

Coban e Semuc Champey

L’autista più spericolato degli ultimi quattro mesi ci conduce nell’arco di un’intera mattinata da Flores a Coban, dove si elevano i primi picchi della Sierra madre guatemalteca. Il paesaggio e’ stupendo ed a tratti davvero insolito, visto che i numerosi coloni tedeschi giunti ad inizio secolo esportarono il gusto per le baite in legno, rendendo il paesaggio quasi alpino. In una giornata di estenuanti spostamenti con mezzi di fortuna, visitiamo la riserva naturale di Semuc Champey, un sistema di pozze d’acqua verde smeraldo, nascoste nella foresta. Trascorriamo la serata cercando informazioni su come viaggiare fino a Quetzaltenango attraverso la Sierra de los Cuchumatanes, un percorso in un territorio che ben poche persone sembrano conoscere, ma una strada deve esistere…

Semuc Champey piscine naturali verde smeraldo Guatemala America Centrale immagini foto

Tikal, el mundo perdido

Sognavamo una città Maya perduta nella giungla, sognavamo templi imponenti soffocati dalle liane ed abitati da scimmie, serpenti e tucani. Sognavamo un mondo dimenticato da poter esplorare in completa solitudine, lasciando spazio soltanto all’immaginazione di tempi lontani e dorati… tutte queste emozioni le viviamo in modo intenso ed avventuroso presso il sito archeologico di Tikal: un complesso Maya gigantesco e totalmente immerso nella foresta. Estasiati, abbiamo trascorso un intero pomeriggio cercando di scalare gli immensi templi ed osservando col viso rivolto al cielo la frenetica vita delle scimmie (scimmie ragno e scimmie urlatrici) e degli altri numerosi animali. Solo la bellezza di un tramonto intenso quanto breve, ci ha distolti dal sogno, nascondendoci questo mundo perdido (mondo dimenticato) ed i suoi padroni…

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In Guatemala

Il canto della giungla ci sveglia prestissimo e mentre facciamo colazione siamo avvolti da una densa nebbia. Nella mente scorrono veloci i ricordi dei tre mesi passati in Messico, gli sguardi ed i sorrisi delle persone conosciute o soltanto sfiorate… attraversare la frontiera tra Messico e Guatemala non comporta la tragica intensità del passaggio dagli Stati Uniti al Messico: semplicemente ci spostiamo sull’altra sponda del rio Usumacinta, da Frontera Corozal a Bethel. Qui ritroviamo la stessa giungla, le stesse bajareques (case di legno ed adobe, una miscela di fango e paglia), gli stessi accoglienti sorrisi. La consueta strada fangosa ci guida lungo prati verdi e colline, fino al lago di Petèn Itzà. Cominciamo a notare le prime differenze con il Messico, i giorni iniziali in un paese che non si conosce sono sempre i più difficili, ma anche quelli più stimolanti. Camminando tra l’isola di Flores ed il pueblo di Santa Elena, per un attimo respiriamo un’atmosfera asiatica: tanta polvere e centinaia di risciò ed api adattate al trasporto di passeggeri.

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