Chjonte Guate

Negli ultimi giorni, la cittadina de La Antigua e’ stato il centro delle nostre attività: il clima primaverile, le attrattive culturali ed il paesaggio mozzafiato, ci sono piaciuti fin dal primo momento. Un sottile filo di nostalgia ci lega ancora al mondo ed alle persone lasciate sull’altipiano, ma ora siamo pronti a riporre i nostri sogni in una nuova avventura. Dando seguito ad una promessa che ci portiamo nel cuore da sei mesi, voliamo in America del Sud, destinazione Colombia. Nutriamo un po’ di rimpianto per le centinaia di persone che lasciamo senza un volto o una storia da raccontare lungo la striscia di terra centroamericana, ma con entusiasmo insisteremo nel tentativo di dare una voce ai popoli emarginati di questo continente stupendo e maledetto. L’America…

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Valhalla, progetto macadamia

Lasciate le vie in stile coloniale de La Antigua, la strada punta decisa verso l’imponente vulcano Amatenango, ai cui piedi si trova il villaggio di San Miguel Dueñas. Qui, nascosta nel verde della vegetazione, scopriamo la “Estación Experimental Valhalla”, un progetto di agricoltura sostenibile dedicato alla produzione di noci di macadamia. Le simpatiche persone dello staff ci spiegano che la macadamia e’ una pianta di origine australiana, le cui proprietà sono state da poco studiate ed il cui frutto viene ora utilizzato per produrre oli, creme, farina e vari prodotti gastronomici. Nella piantagione crescono diversi ibridi delle due specie originarie di macadamia, che rappresentano una varietà botanica unica ed apprezzata in tutto il mondo. Le piante sempreverdi danno frutti tutto l’anno e si adattano facilmente a differenti condizioni climatiche, in più garantiscono una capacità di immagazzinare anidride carbonica superiore a molte altre piante. Le noci, una volta raccolte, sono processate ricorrendo ad uno sgusciatore artigianale (forse nel futuro questa macchina sarà sostituita dalle bicidesgranadoras, bici-sgusciatrice, frutto della collaborazione con Maya Pedal) e lasciate essiccare per un mese, prima di essere lavate per ottenere i prodotti finali. Mentre facciamo una squisita colazione a base di macadamia, ci lasciamo trasportare dall’entusiasmo dimostrato dalle persone che lavorano nella piantagione. Ci dicono che accettano volontari per la raccolta delle noci e qualunque persona che possa portare idee nuove e produttive in questa attività che già conta con l’entusiastica risposta delle comunità rurali, le quali stanno iniziando progetti di riforestazione piantando macadamia al posto di colture più aggressive nei confronti del territorio. Si tratta dell’ennesima idea di successo nata da persone che amano il Guatemala e la sua terra. Per ulteriori informazioni, visitate il loro sito: www.exvalhalla.net.

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San Pedro La Laguna

La barca scivola veloce sulle limpide acque del lago Atitlán, osserviamo incantati i vulcani che incombono sullo specchio d’acqua, forse stanotte pioverà. I dolci e fertili pendii che circondano il lago crescono amorevolmente il caffè più buono del mondo, ma senza affanno. San Pedro La Laguna e’ un villaggio tranquillo, dove i viaggiatori in cerca di una pausa, si confondono con la curiosa ed accogliente popolazione locale, di etnia Cakchiquel (Kaq’chiquel). Solo pochi anni fa, San Pedro era un luogo isolato, i cui abitanti si dedicavano alla pesca ed all’agricoltura, commerciando i loro prodotti nei villaggi limitrofi (Panajachel, San Juan, San Marcos La Laguna). L’arrivo dei primi forestieri e’ stato accolto come un’opportunità di intercambiare conoscenze col mondo esterno e da quel momento, molte persone hanno deciso di fermarsi per periodi più o meno lunghi. San Pedro emana un’atmosfera magica: un labirinto di sentieri ciottolosi, il silenzio della notte, il cielo stellato, i piccoli locali e le serate senza fine con dei buoni amici.

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Sorrisi di Guatemala

Si conclude un mese entusiasmante: il volontariato, maya pedal, la casa ACAM, i sorrisi delle persone che ci hanno accompagnati in questo percorso… abbiamo visto nascere bimbi e speranze, abbiamo seminato amicizie e collaborazioni che speriamo possano dare buoni frutti nel futuro. Ora il viaggio nomade riprende la sua confusa traiettoria, qualche giorno ancora nella splendida terra di Guatemala, poi molte sorprese arriveranno…

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Comadronas para comadronas

Il mestiere della comadrona (ostetrica) sull’altipiano guatemalteco, come in molte altre regioni del mondo, e’ una vocazione che si trasmette di madre in figlia. Una saggezza tramandata oralmente, frutto di esperienze che si perdono nel passato. La nascita della casa del parto ACAM ha rappresentato una svolta decisiva nella vita delle ostetriche tradizionali di Concepcion Chiquirichapa, consentendo loro di avverare un sogno: disporre di un luogo accogliente, pulito e fornito degli strumenti essenziali per assistere i parti in piena autonomia. Infatti nella casa non collaborano medici ed il parto segue i ritmi impartiti dalla natura. La donna si affida alle conoscenze della comadrona la quale, oltre che a consigli pratici, ricorre ad infusi di erbe curative, retaggio della tradizione maya Mam, per favorire l’andamento positivo del travaglio di parto. Il momento della nascita e’ vissuto con estrema tranquillità: la partoriente, indossando il traje tipico (vestito tradizionale), da’ alla luce in una semplice stanza da letto, circondata dai parenti più stretti e libera di esprimere le proprie sensazioni nell’idioma nativo, confidando nella piena comprensione della comadrona. La nascita del bimbo viene celebrata con alcuni gesti propiziatori: il nuovo arrivato, prima di ricevere il seno della madre, assaggia sale e chile (peperoncino) in piccole quantità, come auspicio di una vita piena di gusto e soddisfazioni; inoltre riceve nella manina un soldo, augurio di prosperità. A circa un’ora dal parto, la madre entra in un minuscolo locale adibito a sauna, nella tradizione Mam chiamato Chuj (Temascal), nel quale il caldo umido viene creato gettando dell’acqua su pietre arroventate da un focolare. La comadrona si preoccupa di lavare la donna con saponi naturali e di curarla strofinandole sulla pelle erbe speciali. Si ritiene che il Temascal, oltre a possedere una funzione purificativa, abbia ottime proprietà cicatriziali delle abrasioni del parto e favorisca la montata lattea. Prima che la famiglia del neonato ritorni alla propria casa, le comadronas cucinano un pasto a base di zuppa con verdure, erbe (ricche in ferro e vitamine) e Atol (bevanda a base di mais), approfittando dell’occasione per discutere e scherzare sulla nascita del bambino.

Vivere con le comadronas e’ stata un’esperienza di condivisione totale dei ritmi semplici ed autentici che si respirano nel centro ACAM: le giornate, prevalentemente dedicate alla cucina, alle pulizie ed alle chiacchiere, sono state impreziosite da alcune indimenticabili assistenze al parto.

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Casa ACAM, una storia di speranza

Il vento gelido del nord fa brillare le stelle e strepitare i vetri delle finestre mentre noi, scaldati dal focolare, ascoltiamo Arturo raccontarci la storia della sua incredibile vita con Teresa, la direttrice della “casa ACAM” (Asociacion Comadronas Area Mam) e del progetto che tuttora li vede impegnati anima e corpo con l’obiettivo di migliorare la condizione delle donne e dei bambini di Concepcion Chiquirichapa (nei dintorni di Quetzaltenango, Xela)… Al principio l’uomo era maiz (mais) ossia, nella cosmo-visione Maya, un essere che costantemente doveva cercare l’equilibrio con le altre forme di vita, rispettando l’insegnamento impartito dalla Madre Terra. Le profonde conoscenze degli antenati Maya in campo scientifico, li spinsero ad edificare una società basata su un progresso che oggi definiremmo sostenibile, cioè nel pieno rispetto dei ritmi della natura. Fu proprio la predisposizione di questo popolo a condividere ogni risorsa umilmente richiesta alla Madre Terra che li portò alla disgrazia, quando furono obbligati dagli europei a seguire un modello radicalmente opposto. Iniziò quindi una fase tristemente nota di emarginazione e persecuzione che, nel caso del Guatemala, culminò tragicamente nel trentennio della guerra civile (1970-1996): un sistema di poteri corrotti, la ricchezza dei grandi proprietari terrieri e l’impunità di cui godeva l’esercito, portarono il caos e la violenza nel paese. Interi villaggi maya furono sterminati e le atrocità nei confronti di donne e bambini divennero la norma, mentre gli uomini (in gran maggioranza contadini o campesinos indigeni), furono costretti dalle fazioni contrapposte ad uccidere i propri simili. In pochi poterono sottrarsi a questa tragica spirale. Arturo, la moglie ed i figli intrapresero un intenso viaggio verso il nord, dopo aver resistito per tre anni come clandestini nella loro stessa terra. Dapprima si stabilirono in Messico, dove trovarono un ambiente estremamente ostile e furono di nuovo schiavizzati dai latifondisti del caffè. Giunsero quindi negli Stati Uniti (1984), un paese che negli anni 80 si divideva tra coloro che sponsorizzavano il terrore in Guatemala e coloro che accoglievano i profughi in segno di protesta. Arturo e Teresa ebbero fortuna e trovarono una famiglia che li accolse come fratelli, seppure nelle difficoltà e col costante rimorso di aver abbandonato il loro popolo nel sangue. Proprio da questo stato d’animo, nacque la volontà di denunciare al mondo le atrocità della guerra civile ed all’inizio degli anni 90, iniziarono a viaggiare per gli Stati Uniti informando l’opinione pubblica la quale, col tempo, si faceva sempre più sensibile nei confronti della questione indigena e della situazione latinoamericana. Intrecciarono relazioni di amicizia con molti altri profughi guatemaltechi e questo aumentò in loro la volontà di aiutare concretamente il paese centroamericano. Nel 1998, terminata ufficialmente la guerra, Arturo e Teresa poterono tornare al loro villaggio natale (Concepcion Chiquirichapa), dopo un esilio di quasi venti anni: trovarono una comunità in ginocchio, molti dei loro amici massacrati o dispersi. Decisero che, per dare un futuro alla loro gente, dovevano innanzitutto costruire una speranza per quelle donne ed i loro bimbi. Così nacque l’idea della casa ACAM, un centro di appoggio alla famiglia in cui le volenterose comadronas (ostetriche) della regione maya Mam potessero riunirsi ed avere uno spazio dedicato per l’attenzione al parto. A seguito di un’intensa attività di richiesta d’aiuto, Arturo trovò nuovamente un’entusiastica risposta in quella parte di popolo nordamericano che lo aveva salvato anni prima: raccolti i fondi, iniziò la fase di costruzione del centro, che culminò con l’inaugurazione nel 2004. Oggi l’associazione ONG ACAM e’ una realtà che ha aperto la strada verso il futuro per la comunità Mam ed e’ già un esempio da seguire, sebbene molto rimanga da costruire. Il coinvolgente entusiasmo di Arturo e Teresa non lascia dubbi che porteranno fino in fondo la loro lotta per un Guatemala migliore, orgoglioso del suo passato e legato alla tradizione Maya.

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Laguna Chicabal

Da San Martin Chile Verde il sentiero sale ben tracciato, seguendo una ripida collina. Incontriamo i soliti bimbi che si dirigono al campo per lavorare, scambiano con noi qualche timido sorriso: quando giungiamo alla radura di “laguna seca”, le nostre strade si dividono. Proseguiamo camminando lungo il ripido cono del Vulcano Chicabal, qualche raggio di sole penetra attraverso la folta vegetazione. L’altitudine sfiora i 3000 metri togliendoci il fiato, ma quando raggiungiamo il belvedere alla sommità del cratere rimaniamo letteralmente senza respiro. Da un lato, il magnifico complesso di vulcani formato da Santa maria, Siete orejas e Santiaguito (siamo talmente fortunati da poterlo osservare durante una delle sue periodiche eruzioni esplosive). Mentre all’interno del cratere osserviamo emozionati la laguna Chicabal, uno specchio d’acqua verde-smeraldo, circondato da una fitta giungla di montagna (bosque nuboso). Capiamo perché questo lago sia considerato il cuore della cosmovisione maya Mam: e’ un luogo carico di un naturale misticismo, dove si crede risiedano gli “Nahuales”, ossia le entità spirituali che proteggono il popolo Mam e ne scandiscono le attività secondo un calendario lunare. Aldilà delle leggende, il silenzio e la fitta nebbia che a tarda mattinata scende verso il lago dalle pendici del cratere, creano un’atmosfera estremamente rarefatta. Ci perdiamo nei nostri pensieri…

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Maya Pedal, costruendo bicimacchine

Maya Pedal e’ un’associazione ONG nata nel 1997 con lo scopo di aiutare lo sviluppo delle comunità rurali in Guatemala, attraverso l’utilizzo delle “bicimacchine”. Con il termine bicimacchina si fa riferimento ad una tecnologia intermedia sviluppata a partire da biciclette riciclate: si tratta quindi di una tecnologia auto-sufficiente ed eco-sostenibile, visto che non richiede elettricità o combustibile per il suo funzionamento; inoltre e’ un affidabile strumento di appoggio all’economia familiare, visto che le macchine prodotte hanno sempre un’utilità immediata. Nell’officina di San Andres Itzapa (Chimaltenango), grazie anche al contributo di un gruppo di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, si disegnano e si assemblano diversi tipi di bicimacchina, tra i quali: frullatori (bicilicuadoras), mulini (bicimolinos), pompe d’acqua (bicibombas de lazo), lavatrici (bicilavadoras), tricicli e bicitaxi, smerigliatrici ed aratri. Collaborando direttamente con le fantastiche persone che creano il piccolo staff dell’organizzazione, ho potuto capire quanto sia apprezzato in Guatemala e soprattutto nelle comunità rurali l’attività della ONG: ogni giorno vi sono nuovi interessati ed associazioni che comprano le macchine assemblate per distribuirle sul territorio. E’ interessantissimo partecipare direttamente al semplice ma geniale processo di produzione di ciascuna bicimacchina, che si basa esclusivamente sull’utilizzo di parti di biciclette usate ed opportunamente modificate. Un consiglio per chi volesse svolgere un’attività di volontariato che concretamente agisce sul territorio portando beneficio alle comunità rurali, dove tuttora mancano i servizi basici. I siti di Maya Pedal e di Pedal Power rappresentano una buona fonte di informazione per chi fosse interessato al progetto.

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San Andres Itzapa

Mentre lavoriamo in Maya Pedal, le esperienze di officina e costruzione delle bicimacchine si intrecciano indissolubilmente con il misticismo in cui sono avvolti i racconti delle persone che stiamo conoscendo. Nella cultura maya le leggende, gli spiriti e la stregoneria sono una componente tanto viva e viscerale, che anche noi ne percepiamo la presenza. Ci affascina avere la concreta opportunità di entrare in stretto contatto con questo mondo lontano, echeggiante. Cenare con la gente di San Andres o soltanto fermarsi dieci minuti a discutere con un’anziana signora, significa tuffarsi nelle tranquille acque della semplicità, significa credere di nuovo nelle favole, significa percepire il vero colore delle cose. San Andres e’ un villaggio meravigliosamente accogliente: quando incontriamo il gruppo di donne “mujeres en accion”, ci mostrano con entusiasmo come si dedicano alla produzione di huipiles e tessuti vari, oltre che alla produzione artigianale di shampoo all’aloe vera. Nel barrio dove vivono, malgrado gli intensi lavori di ricostruzione a cui loro stesse contribuiscono, sono ancora ben evidenti i segni della distruzione lasciata dall’uragano Stan, un anno fa.

Il giorno di Todos Los Santos e’ una ricorrenza speciale in Guatemala: la gente di ogni villaggio si reca al cimitero per mangiare in compagnia dei parenti scomparsi. Sebbene possa sembrare una tradizione molto particolare, e’ in realta’ una giornata di grande gioia e festeggiamenti. Il 1 di novembre e’ anche il giorno in cui, alzando gli occhi al cielo, si possono vedere migliaia di aquiloni (“feria del barrilete”) volare per ore, abilmente manovrati da bambini ed adulti.

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San Simon, protettore degli ubriachi

Per la popolazione che abita l’altipiano guatemalteco San Simon, chiamato anche Maximon o Ry Laj Man (nome maya), rappresenta una figura estremamente controversa: sinonimo di prosperità e felicità per alcuni, ma anche di stregoneria e paganesimo per altri. In generale la tradizione lo identifica quale il protettore degli ubriachi e per questo motivo gode di devozione illimitata, soprattutto fra i diseredati. Alla fine del secolo XIX, l’immagine del “santo” era venerata dai giocatori d’azzardo che, in caso di vincita, offrivano soldi, liquore o tabacco. A San Andres Itzapa, la cappella dove e’ custodita la statua di San Simon (rappresentato da un vecchio seduto, con in mano una bottiglia di liquore) rimane aperta durante tutta la notte del 28 ottobre, accogliendo centinaia di devoti che, da ogni parte dell’America Centrale, vengono a confidare le proprie speranze, chiedendo favori e lasciando offerte in soldi, fiori ed ovviamente alcolici. La processione verso la cappella e’ un complesso percorso nel sincretismo latinoamericano, in cui gesti come l’accensione di candele e le danze frenetiche, accompagnate dalla musica del “marimba” (xilofono) e del mariachi, sono ripetuti ossessivamente. Nel tempio l’odore delle candele accese si mescola col profumo del tabacco e delle diverse erbe che sono portate in offerta. Quando finalmente ciascun fedele riesce a raggiungere l’altare per parlare con San Simon, viene sottoposto alla purificazione finale (“las limpias”), attraverso una lavanda di alcool puro eseguita dal santone della cappella. Si capisce perché questo personaggio termini la giornata talmente ubriaco che ha bisogno di due persone pronte a sorreggerlo. In un inebriante miscuglio di sacro e profano, le celebrazioni proseguono fino a notte inoltrata, in un crescendo di confusione, fumo, musica ed ubriachezza. I componenti della confraternita, che custodiscono la statua, iniziano una danza rituale per celebrare Maximon, molti gesti sono ripetuti fino allo smarrimento dei sensi e ricordano i simboli della cosmovisione maya (stelle, giaguari, serpenti).

Ormai e’ notte fonda e nelle vie di San Andres rimangono solo cani affamati ed uomini ubriachi, ma questo succede in ogni angolo del mondo. Forse loro hanno chiesto a San Simon una casa ed una vita senza aguardiente, ma per i miracoli e’ sempre meglio aspettare il giorno dopo…

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