Un anno fa, Slideshow

Un anno fa iniziava l’avventura di questo blog… un mosaico di emozioni nel cuore più profondo del continente americano. Abbiamo interiorizzato un mondo magico, alle volte tanto viscerale da sembrarci troppo duro. Dagli Stati Uniti, culla pensante e contraddittoria del mondo attuale, abbiamo imparato a mettere da parte i pregiudizi e sostituirli con tanta curiosità. Il Messico ci ha donato la gioia del viaggio, gli spazi immensi e la bellezza della natura, ma anche l’inesauribile resistenza di un popolo sedotto e poi abbandonato. Il Guatemala, stupendo e commovente, terreno fertile del mondo Maya, la ricerca di un futuro migliore, alla quale ci siamo uniti attraverso la nostra cooperazione come volontari. La Colombia, un paese sconfinato e magnifico, tanto selvaggio da sfuggire lo sguardo; la sorpresa di un fermento elettrizzante. L’Ecuador, un condensato di latinoamerica, una natura rigogliosa ed un popolo accogliente: l’incontro con la foresta amazzonica ed i suoi popoli, l’eterna lotta contro lo sfruttamento senza regole delle risorse naturali. Il Perù con le sue bellezze archeologiche, nella sconosciuta regione andina settentrionale; lo spettacolo della “Suiza Peruana” (Svizzera peruviana), Huaraz e la Cordillera Blanca. Ora che ci addormentiamo sull’ultimo giorno, ci sorride un mosaico di visi e sguardi, l’importanza che hanno avuto ed avranno nella nostra vita, la promessa di incontrarci di nuovo, un giorno…

Mosaico di un viaggio nomade: dagli USA al Perù, Messico Guatemala Colombia Ecuador

Maiz vs petrolio: miraggi latinoamericani

L’elevato prezzo del petrolio ha incentivato nell’ultimo anno la produzione di biocombustibile da fonti alternative (biomassa). Per effetto della crescente richiesta di maiz (utilizzato per produrre bio etanolo) da parte del mercato statunitense, il prezzo di questo cereale aumenta, raggiungendo livelli record. I paesi produttori, quali Stati Uniti d’America, Cina, Argentina, Messico, Brasile, ed in generale tutta la regione latinoamericana, pensano di aumentare la produzione e di conseguenza l’estensione di territorio agricolo. In questo scenario, l’utilizzo di mais transgenico diventa più che una tentazione, facendo sorgere una domanda: quanto e’ etico dirottare la produzione di un elemento basico nella dieta di milioni di persone verso i serbatoi delle automobili? L’Equador rappresenta un esempio emblematico di questa contraddizione: nel bacino amazzonico l’estrazione di petrolio e nella regione occidentale la crescente produzione di mais, mentre un popolo sfruttato continua ad affannarsi nel tentativo di risolvere il dramma della fame. Visto che non ci piace parlare di problemi che sembrano lontani dalle possibilità della singola persona, almeno senza dare una minima speranza, vi segnaliamo alcune associazioni che operano nel settore dei diritti umani, comunità rurali ed ambiente; nel caso vi fossero persone interessate a svolgere attività di cooperazione/volontariato in Equador: Sinchi Sacha, Ecuador volunteer, Fundacion Brethen y Unida, Jatun Sacha, e molte altre con cui non siamo entrati in contatto diretto (rivolte principalmente ad appoggiare i diritti delle comunità indigene della foresta amazzonica).

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A Quito

Il paesaggio andino risulta estremamente variabile nel nord dell’Equador: a valli semi desertiche si susseguono colline verdissime. Dopo ore di montagne russe raggiungiamo Otavalo, villaggio che ospita uno dei mercati indigeni più importanti del paese. Proseguiamo verso Quito, la capitale, una gemma sospesa tra le vette innevate dei vulcani andini. Siamo letteralmente conquistati dal fermento socio-culturale che anima la città, in pochi giorni conosciamo molte persone, gente della strada ed artesanos, parliamo con associazioni ONG di cooperazione, volontariato e fondazioni culturali. Entriamo in contatto con nuovi amici che speriamo possano aiutarci a tracciare una rotta verso l’oriente. Casualmente scopriamo il museo etnografico gestito dall’associazione Mindalae, un interessante percorso nel variopinto mosaico delle culture ecuadoriane. Dall’influenza africana della regione nord-occidentale ai gruppi indigeni della selva orientale (Shuar, Siona e Secoya, Achuar, Huaorani), abili artigiani della naturalezza, senza dimenticare la cultura andina (Quechua).

Condor delle Ande artigianato ecuadoriano tradizionale

Valhalla, progetto macadamia

Lasciate le vie in stile coloniale de La Antigua, la strada punta decisa verso l’imponente vulcano Amatenango, ai cui piedi si trova il villaggio di San Miguel Dueñas. Qui, nascosta nel verde della vegetazione, scopriamo la “Estación Experimental Valhalla”, un progetto di agricoltura sostenibile dedicato alla produzione di noci di macadamia. Le simpatiche persone dello staff ci spiegano che la macadamia e’ una pianta di origine australiana, le cui proprietà sono state da poco studiate ed il cui frutto viene ora utilizzato per produrre oli, creme, farina e vari prodotti gastronomici. Nella piantagione crescono diversi ibridi delle due specie originarie di macadamia, che rappresentano una varietà botanica unica ed apprezzata in tutto il mondo. Le piante sempreverdi danno frutti tutto l’anno e si adattano facilmente a differenti condizioni climatiche, in più garantiscono una capacità di immagazzinare anidride carbonica superiore a molte altre piante. Le noci, una volta raccolte, sono processate ricorrendo ad uno sgusciatore artigianale (forse nel futuro questa macchina sarà sostituita dalle bicidesgranadoras, bici-sgusciatrice, frutto della collaborazione con Maya Pedal) e lasciate essiccare per un mese, prima di essere lavate per ottenere i prodotti finali. Mentre facciamo una squisita colazione a base di macadamia, ci lasciamo trasportare dall’entusiasmo dimostrato dalle persone che lavorano nella piantagione. Ci dicono che accettano volontari per la raccolta delle noci e qualunque persona che possa portare idee nuove e produttive in questa attività che già conta con l’entusiastica risposta delle comunità rurali, le quali stanno iniziando progetti di riforestazione piantando macadamia al posto di colture più aggressive nei confronti del territorio. Si tratta dell’ennesima idea di successo nata da persone che amano il Guatemala e la sua terra. Per ulteriori informazioni, visitate il loro sito: www.exvalhalla.net.

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Sorrisi di Guatemala

Si conclude un mese entusiasmante: il volontariato, maya pedal, la casa ACAM, i sorrisi delle persone che ci hanno accompagnati in questo percorso… abbiamo visto nascere bimbi e speranze, abbiamo seminato amicizie e collaborazioni che speriamo possano dare buoni frutti nel futuro. Ora il viaggio nomade riprende la sua confusa traiettoria, qualche giorno ancora nella splendida terra di Guatemala, poi molte sorprese arriveranno…

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Comadronas para comadronas

Il mestiere della comadrona (ostetrica) sull’altipiano guatemalteco, come in molte altre regioni del mondo, e’ una vocazione che si trasmette di madre in figlia. Una saggezza tramandata oralmente, frutto di esperienze che si perdono nel passato. La nascita della casa del parto ACAM ha rappresentato una svolta decisiva nella vita delle ostetriche tradizionali di Concepcion Chiquirichapa, consentendo loro di avverare un sogno: disporre di un luogo accogliente, pulito e fornito degli strumenti essenziali per assistere i parti in piena autonomia. Infatti nella casa non collaborano medici ed il parto segue i ritmi impartiti dalla natura. La donna si affida alle conoscenze della comadrona la quale, oltre che a consigli pratici, ricorre ad infusi di erbe curative, retaggio della tradizione maya Mam, per favorire l’andamento positivo del travaglio di parto. Il momento della nascita e’ vissuto con estrema tranquillità: la partoriente, indossando il traje tipico (vestito tradizionale), da’ alla luce in una semplice stanza da letto, circondata dai parenti più stretti e libera di esprimere le proprie sensazioni nell’idioma nativo, confidando nella piena comprensione della comadrona. La nascita del bimbo viene celebrata con alcuni gesti propiziatori: il nuovo arrivato, prima di ricevere il seno della madre, assaggia sale e chile (peperoncino) in piccole quantità, come auspicio di una vita piena di gusto e soddisfazioni; inoltre riceve nella manina un soldo, augurio di prosperità. A circa un’ora dal parto, la madre entra in un minuscolo locale adibito a sauna, nella tradizione Mam chiamato Chuj (Temascal), nel quale il caldo umido viene creato gettando dell’acqua su pietre arroventate da un focolare. La comadrona si preoccupa di lavare la donna con saponi naturali e di curarla strofinandole sulla pelle erbe speciali. Si ritiene che il Temascal, oltre a possedere una funzione purificativa, abbia ottime proprietà cicatriziali delle abrasioni del parto e favorisca la montata lattea. Prima che la famiglia del neonato ritorni alla propria casa, le comadronas cucinano un pasto a base di zuppa con verdure, erbe (ricche in ferro e vitamine) e Atol (bevanda a base di mais), approfittando dell’occasione per discutere e scherzare sulla nascita del bambino.

Vivere con le comadronas e’ stata un’esperienza di condivisione totale dei ritmi semplici ed autentici che si respirano nel centro ACAM: le giornate, prevalentemente dedicate alla cucina, alle pulizie ed alle chiacchiere, sono state impreziosite da alcune indimenticabili assistenze al parto.

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Casa ACAM, una storia di speranza

Il vento gelido del nord fa brillare le stelle e strepitare i vetri delle finestre mentre noi, scaldati dal focolare, ascoltiamo Arturo raccontarci la storia della sua incredibile vita con Teresa, la direttrice della “casa ACAM” (Asociacion Comadronas Area Mam) e del progetto che tuttora li vede impegnati anima e corpo con l’obiettivo di migliorare la condizione delle donne e dei bambini di Concepcion Chiquirichapa (nei dintorni di Quetzaltenango, Xela)… Al principio l’uomo era maiz (mais) ossia, nella cosmo-visione Maya, un essere che costantemente doveva cercare l’equilibrio con le altre forme di vita, rispettando l’insegnamento impartito dalla Madre Terra. Le profonde conoscenze degli antenati Maya in campo scientifico, li spinsero ad edificare una società basata su un progresso che oggi definiremmo sostenibile, cioè nel pieno rispetto dei ritmi della natura. Fu proprio la predisposizione di questo popolo a condividere ogni risorsa umilmente richiesta alla Madre Terra che li portò alla disgrazia, quando furono obbligati dagli europei a seguire un modello radicalmente opposto. Iniziò quindi una fase tristemente nota di emarginazione e persecuzione che, nel caso del Guatemala, culminò tragicamente nel trentennio della guerra civile (1970-1996): un sistema di poteri corrotti, la ricchezza dei grandi proprietari terrieri e l’impunità di cui godeva l’esercito, portarono il caos e la violenza nel paese. Interi villaggi maya furono sterminati e le atrocità nei confronti di donne e bambini divennero la norma, mentre gli uomini (in gran maggioranza contadini o campesinos indigeni), furono costretti dalle fazioni contrapposte ad uccidere i propri simili. In pochi poterono sottrarsi a questa tragica spirale. Arturo, la moglie ed i figli intrapresero un intenso viaggio verso il nord, dopo aver resistito per tre anni come clandestini nella loro stessa terra. Dapprima si stabilirono in Messico, dove trovarono un ambiente estremamente ostile e furono di nuovo schiavizzati dai latifondisti del caffè. Giunsero quindi negli Stati Uniti (1984), un paese che negli anni 80 si divideva tra coloro che sponsorizzavano il terrore in Guatemala e coloro che accoglievano i profughi in segno di protesta. Arturo e Teresa ebbero fortuna e trovarono una famiglia che li accolse come fratelli, seppure nelle difficoltà e col costante rimorso di aver abbandonato il loro popolo nel sangue. Proprio da questo stato d’animo, nacque la volontà di denunciare al mondo le atrocità della guerra civile ed all’inizio degli anni 90, iniziarono a viaggiare per gli Stati Uniti informando l’opinione pubblica la quale, col tempo, si faceva sempre più sensibile nei confronti della questione indigena e della situazione latinoamericana. Intrecciarono relazioni di amicizia con molti altri profughi guatemaltechi e questo aumentò in loro la volontà di aiutare concretamente il paese centroamericano. Nel 1998, terminata ufficialmente la guerra, Arturo e Teresa poterono tornare al loro villaggio natale (Concepcion Chiquirichapa), dopo un esilio di quasi venti anni: trovarono una comunità in ginocchio, molti dei loro amici massacrati o dispersi. Decisero che, per dare un futuro alla loro gente, dovevano innanzitutto costruire una speranza per quelle donne ed i loro bimbi. Così nacque l’idea della casa ACAM, un centro di appoggio alla famiglia in cui le volenterose comadronas (ostetriche) della regione maya Mam potessero riunirsi ed avere uno spazio dedicato per l’attenzione al parto. A seguito di un’intensa attività di richiesta d’aiuto, Arturo trovò nuovamente un’entusiastica risposta in quella parte di popolo nordamericano che lo aveva salvato anni prima: raccolti i fondi, iniziò la fase di costruzione del centro, che culminò con l’inaugurazione nel 2004. Oggi l’associazione ONG ACAM e’ una realtà che ha aperto la strada verso il futuro per la comunità Mam ed e’ già un esempio da seguire, sebbene molto rimanga da costruire. Il coinvolgente entusiasmo di Arturo e Teresa non lascia dubbi che porteranno fino in fondo la loro lotta per un Guatemala migliore, orgoglioso del suo passato e legato alla tradizione Maya.

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Maya Pedal, costruendo bicimacchine

Maya Pedal e’ un’associazione ONG nata nel 1997 con lo scopo di aiutare lo sviluppo delle comunità rurali in Guatemala, attraverso l’utilizzo delle “bicimacchine”. Con il termine bicimacchina si fa riferimento ad una tecnologia intermedia sviluppata a partire da biciclette riciclate: si tratta quindi di una tecnologia auto-sufficiente ed eco-sostenibile, visto che non richiede elettricità o combustibile per il suo funzionamento; inoltre e’ un affidabile strumento di appoggio all’economia familiare, visto che le macchine prodotte hanno sempre un’utilità immediata. Nell’officina di San Andres Itzapa (Chimaltenango), grazie anche al contributo di un gruppo di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, si disegnano e si assemblano diversi tipi di bicimacchina, tra i quali: frullatori (bicilicuadoras), mulini (bicimolinos), pompe d’acqua (bicibombas de lazo), lavatrici (bicilavadoras), tricicli e bicitaxi, smerigliatrici ed aratri. Collaborando direttamente con le fantastiche persone che creano il piccolo staff dell’organizzazione, ho potuto capire quanto sia apprezzato in Guatemala e soprattutto nelle comunità rurali l’attività della ONG: ogni giorno vi sono nuovi interessati ed associazioni che comprano le macchine assemblate per distribuirle sul territorio. E’ interessantissimo partecipare direttamente al semplice ma geniale processo di produzione di ciascuna bicimacchina, che si basa esclusivamente sull’utilizzo di parti di biciclette usate ed opportunamente modificate. Un consiglio per chi volesse svolgere un’attività di volontariato che concretamente agisce sul territorio portando beneficio alle comunità rurali, dove tuttora mancano i servizi basici. I siti di Maya Pedal e di Pedal Power rappresentano una buona fonte di informazione per chi fosse interessato al progetto.

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San Andres Itzapa

Mentre lavoriamo in Maya Pedal, le esperienze di officina e costruzione delle bicimacchine si intrecciano indissolubilmente con il misticismo in cui sono avvolti i racconti delle persone che stiamo conoscendo. Nella cultura maya le leggende, gli spiriti e la stregoneria sono una componente tanto viva e viscerale, che anche noi ne percepiamo la presenza. Ci affascina avere la concreta opportunità di entrare in stretto contatto con questo mondo lontano, echeggiante. Cenare con la gente di San Andres o soltanto fermarsi dieci minuti a discutere con un’anziana signora, significa tuffarsi nelle tranquille acque della semplicità, significa credere di nuovo nelle favole, significa percepire il vero colore delle cose. San Andres e’ un villaggio meravigliosamente accogliente: quando incontriamo il gruppo di donne “mujeres en accion”, ci mostrano con entusiasmo come si dedicano alla produzione di huipiles e tessuti vari, oltre che alla produzione artigianale di shampoo all’aloe vera. Nel barrio dove vivono, malgrado gli intensi lavori di ricostruzione a cui loro stesse contribuiscono, sono ancora ben evidenti i segni della distruzione lasciata dall’uragano Stan, un anno fa.

Il giorno di Todos Los Santos e’ una ricorrenza speciale in Guatemala: la gente di ogni villaggio si reca al cimitero per mangiare in compagnia dei parenti scomparsi. Sebbene possa sembrare una tradizione molto particolare, e’ in realta’ una giornata di grande gioia e festeggiamenti. Il 1 di novembre e’ anche il giorno in cui, alzando gli occhi al cielo, si possono vedere migliaia di aquiloni (“feria del barrilete”) volare per ore, abilmente manovrati da bambini ed adulti.

Cocinera maya cucina guatemalteca tradizionale America Centrale Guatemala volontariato foto immagini

Volontariato in Guatemala

Negli ultimi giorni e’ iniziata una fase nuova e stimolante del nostro viaggio: dopo molti giorni di intense ricerche e qualche delusione, abbiamo finalmente trovato due progetti di cooperazione. Realizziamo quindi il sogno di condividere nella maniera più intensa parte del nostro percorso con il popolo latinoamericano. Oltretutto entrambe le attività si avvicinano ai rispettivi interessi e professioni: la cicci farà nascere bimbi in una casa del parto ed io cercherò di costruire qualche macchina riciclando bici usate. Il viaggio nomade si prende una pausa in senso geografico, ma la nostra voglia di esplorare e conoscere questo mondo complesso e variopinto non diminuisce, semmai entra in una fase ancora più consapevole. In questi giorni, sottoposti alle profonde contraddizioni del Guatemala, discutiamo spesso sulla questione indigena, sulle tradizioni e le discriminazioni, sulla concreta possibilità di aiutare queste persone. In Guatemala buona parte dell’appoggio sociale viene garantito attraverso una fitta rete di associazioni, ONG e volontari, ma scopriamo che in questo mondo si nascondono molte false promesse ed astuzie. Quetzaltenango (Xela) offre molte opportunità di volontariato nel campo delle energie rinnovabili: Xelateco e’ una giovane impresa che si occupa della produzione di tecnologia ecologica a basso costo (solare termico, minieolico, mini-idroelettrico, pompe e filtri per acqua, bioreattori); Combustibles Ecologicos SA e’ un’altra piccola azienda interessata nelle produzione di biodiesel da scarti agricoli… bienvenidos a Guatemala, il paese dell'”eterna primavera”.