Il vulcano Cotopaxi si risveglia dopo quasi 100 anni e dopo un periodo di continua attività sismica alle sue pendici, ha iniziato ad eruttare un pennacchio di cenere e gas alto 5 chilometri il 15 agosto 2015. Il Cotopaxi è un vulcano della cintura andina o anello di fuoco del pacifico, è alto 5897 metri e dista soltanto 50 chilometri da Quito, la capitale dell’Equador.
Terme di Baños
Baños e’ un villaggio che sorge su un fazzoletto di terra quasi pianeggiante, dove le valli andine cominciano la loro tortuosa discesa verso il bacino amazzonico… vi giungiamo lasciando la panamericana all’altezza di Ambato, città sede di uno dei carnevali più colorati dell’America Latina (“fiestas de las flores y las frutas”). In questa valle dal clima subtropicale si incontrano tutte le forze della natura: il vulcano Tungurahua che domina il pueblo ed e’ attualmente in eruzione, i frequenti terremoti, alcune impressionanti cascate e le nuvole che incessantemente si addensano sui fianchi delle montagne. A ragione, gli abitanti di Baños ci raccontano con enfasi dell’ultima eruzione del Tungurahua (agosto 2006), quando parte del paese fu distrutta. Tuttavia qui giungono parecchi turisti ecuadoriani, attratti dalle terme di acqua calda e solforosa; anche noi lo troviamo un luogo piacevole e tranquillo, ideale sosta lungo la vertiginosa discesa verso l’Amazzonia.
Parco Nazionale Cotopaxi
Per caso, esattamente di fronte al ponte che è la porta d’ingresso della cittadina di Latacunga, un ragazzo ci fa cenno di salire sul suo bus sgangherato. E’ mattina presto, inizia il viaggio verso la cima innevata e perfettamente conica del vulcano Cotopaxi. La strada sale inesorabilmente: tremila, quattromila, cinquemila metri, il paesaggio è di quelli che tolgono il respiro. Il silenzio è padrone di queste lande ventose, abitate dagli animali che meglio hanno saputo adattarsi al duro clima andino (alpaca, condor, puma, cavalli selvatici ed ungulati di piccola taglia). Per un attimo sogniamo di salire in cima al cratere del Cotopaxi per poter dominare un orizzonte sterminato, ma ascendere al vulcano attivo più alto del mondo non è un’avventura che si organizza in cinque minuti… alcuni cavalli, fieri della loro libertà, ci seguono sospettosi mentre camminiamo attorno alla laguna Limpiopungo. Tre giganteschi condor delle Ande accarezzano la cima persa nelle nubi del vulcano Rumiñahui, inseguendo un sole caldo ed accecante (davvero il dio Inti nella cultura incaica) che tenta invano di aprirsi una breccia nella coltre nebbiosa.
Sulla strada del ritorno passiamo presso il villaggio Saquisili, sede ogni giovedì di uno dei mercati più colorati dell’Equador.
Altopiano andino, deserto e telescopi
Oltre la valle di Azapa si estende sterminato l’altopiano andino, dove il deserto assume una spettacolare livrea rossa. Sembra di atterrare su marte. A bordo di una chevrolet anni cinquanta, seguiamo una tenue traccia in questa terra poco ospitale in direzione di Putre, la cittadina che fa da punto di partenza per le visite al parco nazionale di Lauca e per le ascese al vulcano Taapaca. In questa porzione di altopiano, la natura si mostra in tutta la sua magnificenza e durezza. Sparuti gruppi di vigogne scappano saltellando non appena sentono il rumore dell’auto avvicinarsi. Il vento sferza i visi degli indigeni che, consumati dal sole e dall’altitudine, si coprono in un estremo tentativo di difesa. Il legame fra terra e cielo è da sempre parte della cosmogonia dei popoli andini, inevitabile l’attrazione che l’altitudine di queste montagne e dell’altopiano ha generato nelle civiltà che hanno vissuto questi luoghi. Tuttora questo anelito verso l’infinito è ben rappresentato dalla presenza sull’altopiano andino di svariati centri di ricerca che utilizzano grandi telescopi per l’osservazione dello spazio e dei corpi celesti. Esempi sono l’osservatorio del Panaral, Cerro Pachon e l’osservatorio di Las Campanans. In anni eccezionali, le rare piogge tornano a bagnare le aride lande del deserto di Atacama, causando un’esplosione della natura: dal nulla del deserto compaiono in poche ore sterminate distese di prati verdi e di fiori sgargianti, dei quali numerosi insetti banchettano insaziabili. Essi sanno perfettamente che il deserto lascia poco tempo all’abbondanza.