Dove inizia il deserto di atacama

Il paesaggio, qualche ora a nord di Santiago, inizia lentamente ad inaridirsi. Sono le prime avvisaglie del deserto di Atacama, che incombe sul nord del Cile. Chañaral è una cittadina della costa pacifica dove questa frontiera tra il mare ed il deserto comincia ad essere prorompente. Don Ugo è un infaticabile uomo del mare, che nella maturità si è inventato un modo innovativo di sopravvivere e nello stesso tempo dare lavoro a molti suoi concittadini, proprio sfruttando le particolari condizioni climatiche della costa cilena. A Chañaral infatti la siccità comincia ad essere un problema, ma la elevata escursione termica tra il giorno e la notte, la vicinanza con l’oceano e la conformazione collinare del territorio, fanno in modo che ogni mattina sopra la città passi una densa coltre di umida nebbia. Don Ugo ha inventato un sistema di teli che imprigionano l’umidità e la fanno condensare in acqua. Un ingegnoso sistema di raccolta, incanalamento e depressurizzazione del liquido ne consentono il trasporto 800 metri più in basso dove si trovano alcune case e piantagioni. Ogni giorno il sistema è in grado di generare circa 5000 litri di acqua potabile. Nella notte ci dirigiamo ad Antofagasta, ultima grande città prima di entrare infine nel pieno deserto e nella regione delle miniere cilene. Padre Hurtado, noto santo gesuita, uomo pratico e vicino a lavoratori della terra e ai minatori cileni, vigila su questo mondo sommerso.

Chanaral Antofagasta cile

Cile sulla strada

La stazione dei bus di Santiago del Cile è uno di quei luoghi dove il tempo è sospeso tra la calura ed il refrigerio della notte. Quando dai bus scende una faccia nuova, si genera immediatamente un’improvvisa concitazione, tipica di coloro che vivono dei piccoli espedienti quotidiani. La stazione dei bus è sempre un bivio, tra infinite scelte nel viaggio. Dopo una breve consultazione per decidere se continuare il percorso verso il sud verde e svizzero, verso Concepción e la mitica università del Bio Bio, verso Puerto Montt ed il suo progetto di città sostenibile (teleriscaldamento, pompe di calore specialmente della tecnologia Baumann ed un’innovativo sistema di compostaggio dei rifiuti organici mediante l’opera dei lombrichi), decidiamo di volgere il nostro sguardo verso il nord, verso il deserto di Atacama. Lasciamo Santiago lentamente, frenati da un coloratissimo corteo di malabaristas, artisti di strada che protestano contro il divieto di poter esercitare la loro arte per le vie del centro di Santiago. Ci si ritrova a fare festa e discutere in una delle tipiche Peñas, locali dove si possono ascoltare e ballare le cuecas di Violeta Parra e le ballate di Victor Jara, magari accompagnate da deliziose empanadas, pastel de choclo con humitas e vino cileno. Il ritrovo è per il giorno successivo davanti a la Moneda, la storica sede governativa dove risiede il presidente cileno. Luogo dove si concentrano tutte le proteste del paese, luogo simbolo del golpe militare che nel 1973 destituì Allende e portò alla lunga dittatura di Pinochet.

Da Valparaiso la strada panamericana corre veloce a fianco dell’oceano pacifico, la costa è interrotta da poco frequenti paesi di pescatori, la costa è piegata dalla forza maestosa dell’oceano. Lontanissima per poter essere vista, l’isola di Pasqua riposa in balia delle correnti. Nell’autobus viaggiamo con una giovane famiglia cilena, una giovane donna con tre piccoli figli, tutti bellissimi. Discutiamo e pensiamo alle reciproche differenze, un abisso ci sembra dividere, ma poi facciamo una pausa per il pranzo sulla strada e loro ordinano un grande piatto di patatine fritte, che chiamano chorillana, con un immenso bicchiere di coca cola. Il mondo ormai è liquido, forse anche più di quanto profetizzato da Bauman agli albori dell’era digitale.

Pacifico sulla strada cile

Banca del tempo a Santiago del Cile

A Santiago del Cile opera una banca del tempo. A differenza di una banca tradizionale, qui il denaro non vale e ciò che i clienti hanno nei loro conti sono favori e servizi. Impianti idraulici, elettrici, moda, trucco, cibo, lezioni di chitarra, animazione o infermieristica sono alcuni dei servizi che si scambiano i residenti dei quartieri in cui opera la banca. Secondo i sostenitori di questa iniziativa l’obiettivo è quello di promuovere la solidarietà e la partecipazione dei cittadini. Sei volte al mese Flora taglia i capelli ad alcuni dei suoi vicini. Facendo così accumula del tempo che le viene reso con altri favori da parte dei suoi vicini, esperti in altre attività. Le persone vengono pagate con un assegno della Banca del Tempo non appena eseguono un favore. La Banca del Tempo opera all’interno delle dinamiche del quartiere ei vicini sono coloro che la amministrano. La comunità partecipa perchè capisce che la Banca del Tempo è uno strumento efficace per migliorare la qualità della vita della comunità nella quale la banca si sviluppa. Nella Banca del Tempo si applica il principio di uguaglianza e tutti i lavori eseguiti dai residenti del quartiere sono uguali.
La Banca del tempo cerca di sostituire all’individualismo uno spazio di cooperazione in cui ciò che conta è la capacità delle persone, non il tempo o il denaro.

Santiago prende il nome da San Giacomo apostolo, patrono della città. Nato a Betsaida, era fratello di Giovanni Evangelista e figlio di Zebedeo e di Salome. Fu con Gesù nell’orto degli Ulivi, e si distinse, insieme con Giovanni, per la sua animosità.

Santiago del Cile: poesia, riciclaggio, arte

Santiago del Chile, un piccolo albergo per viaggiatori gestito da un indigeno di origine Mapuche, grattacieli e case pericolanti. Dalla collina che sovrasta la città, come una specie di calvario, si gode di un panorama a 360 gradi sulla capitale, metropoli lunga e sterminata. A tratti nascoste dietro le nuvole, le Ande sono maestose ed innevate, sullo sfondo si intravede il paradiso bianco di Tres Valles e Valle Nevado, stazioni sciistiche che si trovano a soli 50 chilometri da Santiago del Chile. La frenetica vita del centro distoglie l’attenzione dai fenomeni di vita fantasiosa ed emarginata della grande maggioranza della popolazione. A nord di Santiago si trova un’immensa discarica dove confluiscono buona parte dei rifiuti della città. Le persone che vi vivono per la loro attività si sono meritate il soprannome di moscas, nell’evocativo dialetto cileno. Sfidando quotidianamente la fortuna, salgono con estrema agilità su ogni camion dei rifiuti che si presenta all’ingresso della discarica e recuperano pezzi pregiati quali ferro, rame, alluminio, biciclette ed ogni materiale che possono poi riciclare o rivendere al mercato nero. Un altro esempio di adattamento creativo è qui rappresentato da Don Ignacio, un intelligente uomo di circa cinquanta anni, che nell’arco degli ultimi venti si è completamente dedicato a recuperare pezzi di legno, vetro e metallo nella discarica. Unico suo obiettivo, brillantemente riuscito, è stato quello di costruire con gli scarti una casa abusiva dotata di ogni confort e dal forte e personale senso estetico. La città vive di arte e poesia, la nascita del muralismo in Cile come fenomeno di massa, risale alla marcia del 1969 contro la guerra del Vietnam, dal porto di Valparaíso a Santiago del Cile. Con una vecchia Jeep, pochi ragazzi rifecero l’intero percorso della marcia dipingendo i massi ai bordi delle strade nelle città in cui si fermavano i cortei di manifestanti. I gruppi di pittura murale cileni, le brigadas Ramona Parra, nacquero con la finalità di realizzare propaganda alla candidatura di Salvador Allende nel 1970. I murales urbani sono fatti di simboli e di lettere. La colomba, le mani, la spiga, le stelle, sono stati un nuovo linguaggio che per molto tempo si è diffuso nella clandestinità della notte.

Santiago de Chile

Dal finestrino Brasile, Argentina, Cile

Dal finestrino dell’aereo, un lungo preludio ha inizio quando ad interrompere la monotona linea blu dell’oceano emerge la sensuale sagoma verde-oro del Brasile, avamposto del continente sudamericano. Sarà come riavvolgere velocemente un nastro che vivremo nel futuro, immersi nel viaggio. Gli occhi si abbagliano nell’osservare tali sterminate terre. L’aereo punta veloce verso sud, compaiono i colori della primavera australe; lì dove il Rio de la Plata, nel dividere il piccolo Uruguay dalla sorella maggiore Argentina, si tuffa immenso nell’oceano Atlantico. Compare Buenos Aires, sconfinata. Sotto i piedi la terra si fa arida e disconnessa, salendo di quota preannuncia lo spettacolo delle Ande, l’incredibile cordigliera che divide Argentina e Cile. La sagoma dell’Aconcagua, la vetta più alta dell’America con i suoi 6962 metri (22841 piedi) di altitudine, nasconde il tramonto, ma non i primi scorci sulle bucoliche vallate del Cile centrale, avvolto dalle prime fioriture primaverili. Più in là, l’oceano Pacifico riposa agitato da onde potenti come montagne.

Santiago del Cile si presenta come una lunga striscia che si sviluppa da nord a sud, a tratti informe, copia in piccolo del Cile intero con la sua caratteristica sagoma filiforme. Così profondamente vario e contradditorio. Santiago è viva e pulsa.