Comunita’ indigene del Chiapas

Prima parte. Durante il periodo speso ad Ocosingo siamo stati attenti osservatori di una vita dura ma intensa. Col passare dei giorni l’atteggiamento nei nostri confronti e’ diventato sempre più amichevole e l’ultima sera abbiamo conosciuto una famiglia proveniente da un pueblo sulla strada per San Cristobal, tutti al seguito del padre che vendeva dolci in piazza. La mamma, una ragazza giovanissima, era molto orgogliosa dei suoi cinque figli e ne aveva tutte le ragioni visto che erano bellissimi, curiosi e simpatici. Abbiamo passato tutta la serata giocando con loro… pensiamo che non si possa definire il concetto di povertà in termini assoluti: ricchezza e’ stupirsi e sorridere per le cose più semplici, per le piccole scoperte e nessuno meglio di tre bambini senza vizi ci trasmette questa sensazione. Ogni comunità, ogni popolo merita di poter soddisfare le sue necessità elementari (cibo, acqua, salute e pace) seguendo la strada tracciata dalla propria storia e cultura. La libertà e’ una fortuna riservata a poche persone!

Il racconto che segue e’ frutto della nostra esperienza nella Selva Lacandona, a stretto contatto con alcune comunità indigene del Chiapas: pochi giorni che ci hanno comunque permesso di sfiorare una realtà autentica, indimenticabile e, a volte, estremamente contraddittoria.

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Mondo Maya

Nella penisola dello Yucatan ogni aspetto della vita comunitaria e’ permeato dalla cultura maya. Nonostante la massiccia presenza del turismo, o forse proprio grazie ad esso, tale caratteristica appare a tratti molto evidente… e lo sarà sempre di più quando ci sposteremo verso il Chiapas ed il Guatemala. La lunga storia dei maya si riflette nelle imponenti rovine, nell’artigianato, nella saporita cucina, nei vestiti e balli tradizionali, ma anche nei sorrisi e negli sguardi della gente che conosciamo per strada, allo stesso tempo curiosi e vergognosi. Una storia colma di orgoglio e di amore per la libertà. La verità e’ che dopo 500 anni di subalternanza, il popolo maya ha finalmente l’opportunità di riacquistare la meritata dignità e la consapevolezza di essere portatore di una cultura incredibilmente raffinata, la cui forza e’ dimostrata dal fatto che nelle zone rurali come in quelle turistiche, buona parte della popolazione (compresi i giovani) tuttora parla orgogliosamente la lingua nativa. Essa e’ la migliore condizione perché il popolo maya possa garantirsi la continuità socio-culturale, a discapito delle discriminazioni e dei tentativi di uniformazione che non sono ancora cessati.

Alle volte abbiamo la sensazione che il Messico sia orgoglioso della sua straordinaria diversificazione culturale solo nell’ottica di un cinico miglioramento della propria attrattiva come paese turistico, ma che purtroppo non sia ancora pronto ad accettare fino in fondo l’etica dell’uguaglianza. Peraltro ciò richiederebbe la rinuncia alla continuità nella gestione del potere, probabilmente troppo per le caste che lo esercono da secoli.

Ritratto Maya donna con bambina vestito tradizionale Yucatan Quintana Roo Messico

Popolo nomade del deserto

I deserti hanno sempre stimolato l’istinto di sopravvivenza degli esseri umani e la nascita di culture complesse e misteriose. Noi stessi, che stiamo solo cercando di imparare il mestiere del viaggiatore, abbiamo subito e subiamo il fascino del nulla, della disperata aridità, della sete… e non si tratta di una sfida contro la natura, ma molto di più: e’ il tentativo di avvicinarsi quanto più possibile al silenzio, a ricordi persi nel tempo, ad un’anima “nomade” inibita da uno stile di vita legato alla sedentarietà. Nel cuore del Messico settentrionale innumerevoli gruppi etnici si sono adattati a condizioni di vita estreme, sviluppando culture complesse e abitudini nomadi per domare la forza della natura, vivendo in armonia con essa. Popoli quali i Seri (costa del pacifico), i Tarahumara (Sierra madre occidentale) e gli Huichol (Altipiano Centrale), tuttora abitano territori isolati ed hanno saputo mantenere quasi intatte le loro tradizioni, la cui espressione più simbolica sono complessi rituali, presieduti dalla figura dello sciamano, in cui e’ fondamentale l’uso di sostanze allucinogene (nel caso degli Huichol, il peyote). Dai tempi dei Maya e degli Aztechi, fino alla dominazione europea ed all’invasione mediatica nordamericana, nessuno ha saputo esercitare un’influenza definitiva su queste persone. La storia dei suoi popoli rappresenta il lato più misterioso ed interessante dell’America.

Bolivia, la ribelle (e indigena)

Nel commentare le azioni intraprese dal governo boliviano all’inizio del mese di maggio (nazionalizzazione delle risorse energetiche), mi ponevo il dubbio sulla capacità da parte del popolo boliviano ed in generale dei popoli dell’america latina di utilizzare come un volano tale opportunità, nell’ottica di coinvolgere in questo processo soprattutto i movimenti indigeni. In un articolo pubblicato su Selvas.org si insiste su questo tema, indicando nella partecipazione attiva dei movimenti un passaggio fondamentale per garantire che le decisioni politiche non siano fini a sè stesse o peggio mirino soltanto a “fare cassa” (cosa peraltro comprensibile da parte di un paese come la Bolivia, così abituato ai saccheggi), ma consentano di dare una profonda impronta di sviluppo sostenibile e rispetto dell’ambiente all’intera operazione.

Bolivia, la ribelle

“Cominciamo dagli idrocarburi, poi toccherà alle miniere, quindi alle foreste, quindi a tutte le risorse naturali che ci hanno lasciato i nostri antenati. Infine sarà la volta della terra che è per tutti i boliviani” ha detto Evo Morales.

Non ho l’autorità per criticare o esaltare la decisione del presidente della Bolivia di nazionalizzare le risorse del suo paese, peraltro legittima e preannunciata, ma conosco troppi boliviani per sapere che questo è un giorno di festa per loro, un giorno che sognavano da sempre, indimenticabile. Purtroppo la posta in gioco è così alta, la sete di energia è così insaziabile che c’è da aspettarsi quantomeno una rappresaglia mediatica e/o ideologica contro questo splendido paese dell’america latina. E la storia insegna. Bolivia, se posso, ora volgi il tuo sguardo libero e sfrontato alla tua fiera cultura, alle tue sterminate foreste, alla tua bellezza, non smarrirti per sentieri imbrattati di petrolio…

Isla del Sol e Tiwanaku

Nella religione degli Inca, si credeva che il dio sole fosse nato qui. E con ragione. La Isla del Sol è posizionata splendidamente nel lato boliviano del lago Titicaca.

Lasciato il lago Titicaca e la Isla del Sol, in direzione di La Paz, il sito unesco di Tiwanaku si trova al centro dell’altopiano andino, circondato da un paesaggio semi-desertico e dominato da alcuni delle più alte e magnifiche cime delle Ande (Janq’u Uma, Illampu, Huayna Potosi, Illimani). Il sito è famoso nel mondo per essere la sede dei discorsi di insediamento di Evo Morales, di fronte alla porta del sole e per essere un luogo altamente spirituale, che rappresenta la visione di un mondo incentrato sulla tradizione e sull’impronta sociale matriarcale dei popoli indigeni.

Ponce stela Tiwanaku

Il sogno di Copacabana

Bienvenidos a Bolivia! Il sogno al centro dell’america latina, un paese che ha saputo tracciare un percorso nella storia, affondando le sue origini negli antichi riti della pachamama, della terra madre. La Bolivia, il paese dei popoli indigeni che hanno saputo offrire un’alternativa, una visione innovativa del rapporto tra uomo e natura, uomo e risorse naturali. Un paese che ancora oggi si affida alla tradizione popolare ed al sincretismo come rimedio per gli affanni della vita. Una Bolivia coloratissima e musicale, intonata con i suoi contrasti, dalle vette andine alla foresta amazzonica.

Tiwanaku è il simbolo delle antiche origini della Bolivia, un incontro tra culture diametralmente opposte, un incontro tra il sole e la luna, dove l’estrema povertà materiale si è sempre lasciata accompagnare ad una enorme ricchezza spirituale. Da un lato il Lago Titicaca, la Isla del Sol e Copacabana, quella boliviana. Dall’altro lato La Paz e le Yungas che verranno. La Bolivia, una speranza per tutti i sud del mondo.

Copacabana Bolivia

Tramonto sul Lago Titicaca

Il lago Titicaca toglie il fiato per la sua estrema bellezza e non solo per l’altitudine che supera i 3800 metri sopra il livello del mare. Da Ayacucho, un infinito viaggio che porta prima sulla costa dell’oceano Pacifico a Pisco, poi Ica, Nazca, Arequipa ed infine il ritorno all’altipiano andino, tra Juliaca e Juli, due villaggi sulle sponde del lago Titicaca.

Costeggiando il lago si possono scoprire luoghi incantati, panorami mozzafiato ed una cultura millenaria che affonda le sue radici nella simbiosi con il lago Titicaca. All’orizzonte si scorgono alcuni insediamenti Uros, costruiti su isole di canna e raggiungibili con le tipiche canoe anch’esse di canna. Un tramonto sul lago Titicaca vale un viaggio. A breve sarà Bolivia.

Tramonto sul Lago Titicaca

Ayacucho e anticucho

Da Andahuaylas la strada prosegue incerta tra scoscese salite verso i 5000 metri dell’altopiano e ripide discese a lambire la foresta amazzonica, lungo la valle del Chanka e gli affluenti del Rio Apurimac. Si giunge infine ad Ayacucho, perla abbandonata tra cultura indigena, religiosità e sincretismo, sendero luminoso.

Ayacucho, la città di tanti amici peruviani, anche loro sulla strada in cerca di luoghi affascinanti ed esotici. Ayacucho, la città dei migliori anticuchos ovvero frattaglie di bovino e patate alla griglia e dei migliori picarrones ovvero frittelle con una salsa speciale.

Ayacucho

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