Viaggio nomade

Che fate ancora qui?
Pensate di imparare qualcosa standovene lì seduti?
L’unico modo per crescere è girare il mondo,
coltivare l’anima osservando culture diverse.
Non fermatevi mai nello sguardo,
bensì imparate ad osservare con attenzione…
Una nota soave, un ballo vorticoso,
un sorriso basteranno a regalarvi
la gioia di un petalo che s’apre,
di un fiore che sboccia!

Domani è america.

America latina e lavoro minorile

Il lavoro minorile, soprattutto nelle sue forme peggiori di sfruttamento, risulta essere in diminuzione per la prima volta a livello globale; lo dice un rapporto moderatamente ottimistico dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO).

In base al documento emerge che i paesi dell’america latina e dell’america centrale mostrano la maggiore tendenza alla diminuzione dello sfruttamento minorile nell’arco degli ultimi quattro anni. Il numero di bambini al lavoro nella regione è sceso di 2/3, portando al 5% la percentuale di minori che lavorano. Il rapporto presenta il Brasile come esempio per tracciare una direzione virtuosa per gli altri paesi. Un altro paese che mostra un evidente declino del lavoro minorile è il Messico. Considerando che la metà dei bambini in america latina vive nei due paesi sopraccitati, è chiaro che questi dati sono incoraggianti nell’ottica di stimolare una reazione comune a questo problema anche da parte di altri stati finora meno attenti, sia in america latina sia nel resto del mondo.

San Lorenzo, protettore dei minatori

Da Antofagasta tutte le strade portano fino nel cuore del deserto di Atacama, un salto in un abisso misterioso. Attraversando il deserto in autobus, a piedi ed in parte in bicicletta, si entra in contatto con una terra incredibilmente arida, un paesaggio lunare battuto da un sole tropicale ed asfissiante. Eppure anche qui pochi uomini coraggiosi sono rimasti a vivere, soprattutto perché lo spoglio terreno nasconde una incredibile ricchezza del sottosuolo. Lungo il percorso si incontrano oasi di polvere e macchine anni 50, sono cittadine di minatori abbandonate al loro destino infame, inghiottite dalla sabbia e dallo scorrere del tempo. Pedro de Valdivia, Maria Elena e poi Quillagua.
Il rosso della terra nasconde, oltre ai minerali, anche gli innumerevoli corpi di coloro che qui sono venuti a morire: pochi per scelta (la miniera di rame a cielo aperto di Chuquicamata è la più grande al mondo), molti per costrizione (il regime di Pinochet mandava in queste lande desolate i dissidenti ai lavori forzati). A indelebile ricordo di queste tragedie vi sono le fosse comuni di Pisagua. La memoria di questi soprusi ha diffuso la venerazione per San Lorenzo, considerato dai cileni come il patrono dei minatori e celebrato il 12 di agosto di ogni anno. Egli nascose i beni materiali della chiesa sotto terra per proteggerli dalla voracità dell’imperatore Valeriano. Allo stesso modo i cileni lottano per mantenere il controllo sulle loro risorse naturali (oro, argento, nichel, molibdeno, zolfo, ecc.).
Maria Elena è un paese appeso al vento, la presenza di spettri informi riempie il vuoto di una comunità nascosta, sotterranea. Tutto scompare nella calura del meriggio, ma neanche la sera, quando la morsa del caldo si allenta, la comunità si anima. La rassegnazione di una vita di stenti ricopre di sterpaglie polverose ogni casa, ogni oggetto. Ci fermiamo in un parco giochi, dove le altalene sono morte di ruggine ed abbandono, ogni meccanismo cigola, i bambini hanno lasciato questi divertimenti ancora prima di nascere.

Maria elena cile minatori san lorenzo

Cile sulla strada

La stazione dei bus di Santiago del Cile è uno di quei luoghi dove il tempo è sospeso tra la calura ed il refrigerio della notte. Quando dai bus scende una faccia nuova, si genera immediatamente un’improvvisa concitazione, tipica di coloro che vivono dei piccoli espedienti quotidiani. La stazione dei bus è sempre un bivio, tra infinite scelte nel viaggio. Dopo una breve consultazione per decidere se continuare il percorso verso il sud verde e svizzero, verso Concepción e la mitica università del Bio Bio, verso Puerto Montt ed il suo progetto di città sostenibile (teleriscaldamento, pompe di calore specialmente della tecnologia Baumann ed un’innovativo sistema di compostaggio dei rifiuti organici mediante l’opera dei lombrichi), decidiamo di volgere il nostro sguardo verso il nord, verso il deserto di Atacama. Lasciamo Santiago lentamente, frenati da un coloratissimo corteo di malabaristas, artisti di strada che protestano contro il divieto di poter esercitare la loro arte per le vie del centro di Santiago. Ci si ritrova a fare festa e discutere in una delle tipiche Peñas, locali dove si possono ascoltare e ballare le cuecas di Violeta Parra e le ballate di Victor Jara, magari accompagnate da deliziose empanadas, pastel de choclo con humitas e vino cileno. Il ritrovo è per il giorno successivo davanti a la Moneda, la storica sede governativa dove risiede il presidente cileno. Luogo dove si concentrano tutte le proteste del paese, luogo simbolo del golpe militare che nel 1973 destituì Allende e portò alla lunga dittatura di Pinochet.

Da Valparaiso la strada panamericana corre veloce a fianco dell’oceano pacifico, la costa è interrotta da poco frequenti paesi di pescatori, la costa è piegata dalla forza maestosa dell’oceano. Lontanissima per poter essere vista, l’isola di Pasqua riposa in balia delle correnti. Nell’autobus viaggiamo con una giovane famiglia cilena, una giovane donna con tre piccoli figli, tutti bellissimi. Discutiamo e pensiamo alle reciproche differenze, un abisso ci sembra dividere, ma poi facciamo una pausa per il pranzo sulla strada e loro ordinano un grande piatto di patatine fritte, che chiamano chorillana, con un immenso bicchiere di coca cola. Il mondo ormai è liquido, forse anche più di quanto profetizzato da Bauman agli albori dell’era digitale.

Pacifico sulla strada cile