Sinchi Sacha significa “selva poderosa” nella lingua indigena Kichwa. Carlito, la nostra giovane guida, conosce ogni centimetro quadrato del suo mondo, la foresta; a colpi di machete apre un cammino che ricorda a memoria, segue le “vie dei canti” tracciate dai suoi antenati. Mentre ascoltiamo affascinati la lezione sugli animali, gli alberi, le piante medicinali, superiamo torrenti di acqua cristallina, boschi di liane, mariposarios (rocce umide dove le farfalle tropicali si radunano) e raggiungiamo favolose cascate immerse nella giungla più rigogliosa. Dopo ore di cammino perdiamo l’orientamento: i colori sgargianti dei fiori, le infinite tonalità di verde, i richiami degli animali, lo sciabordare della pioggia sulle foglie nella disperata ricerca del suolo, l’odore dell’umidità che ad ogni passo si fa più profondo e selvaggio… un’esplosione di emozioni che prendono forma e si dissolvono nella tavolozza di un pittore, nella sinfonia di un unico artista: la natura in tutta la sua poderosa creatività.
Tena, uno sguardo sull’Amazzonia
Ora ci siamo per davvero… a ricordarcelo sono i sorrisi curiosi dei bimbi che corrono verso l’autobus in sosta. Nei loro occhi neri e capelli lisci come seta, si cela tutto il mistero di questi luoghi tanto selvaggi. Qui l’uomo continua ad essere una semplice comparsa, mentre la natura si mostra rigogliosa e tenace. Ed e’ un mondo che riaffiora da ricordi ancestrali: accarezziamo un boa e ne percepiamo la forza incontrollabile, giochiamo con alcune scimmiette e ne percepiamo la somiglianza. Il nostro amico, Gabriel, e’ un uomo robusto e dallo sguardo simpatico, figlio della selva, nato in una comunità Kichwa (Quichua): sembra avere molte storie da raccontare ed una sottile nostalgia per un mondo che inesorabilmente si allontana e lo rifiuta. Tena e’ ormai una città che nega l’idea stessa della foresta, non l’accetta benché ne sia totalmente circondata. Intanto piove, piove e piove…