Cammino dell’oro, Incachaca e Santa Rosa

Seconda parte. Il nostro incredibile viaggio prosegue da Consata e l’atmosfera che ci circonda diventa sempre più amichevole nei nostri confronti. Abbiamo costruito un rapporto di amicizia capace di abbattere il muro della reciproca diversità e talvolta diffidenza. Ammirando la selvaggia bellezza delle Yungas, abbiamo ricevuto alcune pazienti lezioni di Quechua ed Aymara (Inti e Lupi per la parola sole), le lingue indigene parlate dalla popolazione. Ci soffermiamo su concetti essenziali quali gli amici, la famiglia, la foresta, le montagne, il cielo, il sole e la luna.
Nel pieno della notte, dopo aver calorosamente salutato i nostri amici di Consata, troviamo un passaggio per Incachca, sul cammino dell’oro in direzione di Santa Rosa. Uno sconnesso sentiero ci accompagna nel cuore della giungla attraverso un paesaggio notturno di un fascino incomparabile. La foresta è animata dai rumori di innumerevoli esseri viventi, che respirano, cantano e danzano all’unisono. Percepiamo tutta l’immensa energia della pachamama. Coi nostri compagni di viaggio raggiungiamo Incachaca nel cuore della notte, dove ci accampiamo alla meglio sotto le stelle, ma siamo talmente emozionati da non riuscire a dormire. La giungla ci indica l’avvicinarsi dell’alba con un crescendo di musica intonata. Siamo arrivati a Santa Rosa.

Consata y Incachaca bolivia

Sorata verso il cammino dell’oro

Prima parte. Da La Paz il piccolo ed affollato bus sale e scende lentamente verso Sorata, simpatica località abbarbicata sui declivi del Cierro Ancohuma (Janq’u Uma in lingua aymara). Da questo altipiano inizia una furiosa discesa verso le Yungas, il territorio di passaggio tra altipiano e bacino amazzonico. La nebbia avvolge questo mondo incantato ed a tratti spettrale, dove improvvisi abissi aprono su vallate senza fondo.

Il villaggio di Consata si nasconde proprio in una di queste valli, dove scorre il fiume omonimo. Il paesino ci accoglie con grande ospitalità e veniamo accompagnati da una delegazione di giovani ed anziani lungo il fiume per una piacevole ed interessante escursione. Qui inizia la parte più intrigante e complicata del nostro percorso alla scoperta della Bolivia sconosciuta.

Consata, amazzonia bolivia

Condor e Valle del Colca

Alla stazione di Arequipa, pochi viaggiatori si mescolano alla moltitudine di persone che tornano ai loro villaggi di appartenenza, dopo una visita ai parenti in città o dopo una giornata di lavoro. Sono indigeni che si recano negli innumerevoli piccoli pueblos che costellano le valli andine. Seguiamo un itinerario simile per recarci nella Valle del Colca, attraversiamo lande sferzate da un vento freddo, il paramo e passi andini che sfiorano i 5000 metri. Siamo attorniati da pascoli, greggi di alpaca e lama e sparute capanne di allevatori Aymara che vivono inseguendo gli animali nei loro perenni spostamenti alla ricerca di foraggio. La vita nomade. Giungiamo a Chivay, un villaggio all’imbocco della Valle del Colca, nel quale si respira un’atmosfera di estrema tranquillità e dove appaiono ancora forti i legami con stili di vita dalle origini millenarie. A dimostrarlo, una sottile diffidenza che le persone del posto mostrano nei nostri confronti. Il tempo sembra essere sospeso in questa valle, la vita rincorre il ciclo del sole e la tecnologia non ha ancora turbato questo delicato equilibrio con l’elettricità. Chivay si trova a circa 3800 metri di altitudine e già questo basterebbe a rendere l’esistenza impegnativa: il soroche, così si definisce in lingua locale il mal di montagna, colpisce inesorabile coloro che non sono nati per una vita tanto estrema. I bambini corrono curiosi lungo le strade che guidano alle loro capanne fuori dal villaggio, portano con sé alcuni animali, spesso alpaca o pecore. Questa è la loro incombenza quotidiana, in sostituzione della scuola. Sorridono. Sulle pendici delle vette che cingono la valle, scrutando con attenzione, si scorgono sparuti gruppi di vigogne, l’unica specie di camelide andino che non ha acconsentito a farsi addomesticare e continua la sua esistenza solitaria nei luoghi più inaccessibili della cordigliera andina. Ancora più in alto, nel cielo terso del mattino, veleggiano imperturbabili alcuni rari condor delle ande, i veri e maestosi dominatori di questo paradiso. A pinchollo, le immagini sbiadite di un lontano passato riaffiorano nei timidi sguardi delle persone, e ci raccontano…

Masticavo coca a quattro anni
gli alpaca erano più veloci di me
Masticavo coca a dieci anni
la terra era più dura di me
Masticavo coca a venti anni
i figli piangevano più forte di me
Ora di anni ne ho quasi trenta
e la coca continuo a masticarla
perchè i miei figli sono partiti
ma ero troppo triste perchè
la morte prendesse anche me
e di tempo per piangere
qui sull'altopiano, non ce n'è

Valle del Colca

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