Verso l’Equador, ciao Colombia

I profondi canyon scavano ferite inguaribili lungo la dorsale andina e segnano il confine tra Colombia ed Equador: raggiungiamo Ipiales seguendo la Panamericana da Popayan verso Pasto. Salutiamo quindi la Colombia, un paese grande e meravigliosamente selvaggio, triste e pazzo, felice e ladro… la Colombia, un paese che esporta forse un po’ di paura e che purtroppo, più d’ogni altro stato andino, ha saputo distruggere il suo più grande tesoro, la saggezza dei popoli indigeni, asfissiandone la cultura in una logica di inutile contrapposizione. La Colombia che condensa tutto il suo seducente fascino nel romanzo Cent’anni di Solitudine, nato dal genio colombiano di Gabriél Garcia Marquez.

“Bienvenidos al Ecuador”, dice l’enorme cartello: l’ennesima sfida e tanti progetti da realizzare, il sogno sempre più vicino di conoscere l’Amazzonia. Dopo mesi di viaggio raggiungiamo la metà del mondo: un piede a nord ed uno a sud, o viceversa, tagliamo la linea dell’equatore.

Paramo significa ecosistema andino d'alta quota

San Agustin

Da Tierradentro la strada sterrata ci spinge sul fondo di valli impressionanti, verso il pueblo di La Plata. Il calore aumenta, entriamo nel dipartimento di Huila: dopo Garzon e Pitalito, due polverose città, giungiamo a San Agustin, la “capitale archeologica” di Colombia. Fama dovuta alle tracce lasciate da una civiltà precolombiana di cui non si conosce molto, se non la chiara continuità con le culture di Ecuador e Perù. Le statue monolitiche narrano la storia di un popolo che subì l’influenza culturale del mondo andino ed il fascino della rigogliosa natura amazzonica, vista la strategica posizione di San Agustin. Qui, il mezzo di trasporto più diffuso continua ad essere il cavallo, mentre le tipiche chivas colombiane trasportano mercanzia e campesinos in numero inimmaginabile, nei giorni di mercato.

Il viaggio di ritorno verso Popayan e’ un emozionante tragitto in camioneta, attraversando pascoli, paramo e fitti boschi, fiancheggiando stanchi vulcani ed ingurgitando chili di polvere… sogniamo una doccia, ma che privilegio visitare luoghi tanto remoti.

Statua di San Agustin monolito precolombiano parco archeologico Colombia

Tierradentro

Il sito archeologico di Tierradentro e’ un’opera d’arte imponente e misteriosa, frutto di una civiltà sconosciuta ma raffinata. Ubicati nelle radure di Segovia, El Duende, El Tablòn, Alto de San Andres e El Aguacate, gli ipogei di Tierradentro sono camere funerarie sotterranee di forma ovale, con una profondità che raggiunge i nove metri. Una scala a chiocciola, costruita utilizzando lastre di roccia vulcanica, conduce alla porta d’ingresso, mentre due colonne sorreggono la volta circolare all’interno di ciascuna tomba. Le pareti furono riccamente decorate con figure geometriche ed antropomorfe, utilizzando il rosso ed il nero (vita e morte rispettivamente), su sfondo bianco. Peccato che quasi nulla si trovo’ nelle camere quando furono scoperte, a causa dell’attività dei ladri di tombe (guaqueros), ma ciò che rimane da’ una chiara idea di quanto incredibili furono queste opere di architettura, capaci di resistere ai tremendi terremoti che colpirono periodicamente la regione di Tierradentro.

Un amico, oltre che tante belle foto, ha lasciato traccia delle nostre serate a San Andres Pisimbalà, al seguente link: www.flickr.com/photos/mariusencolombia.

Ipogei di Tierradentro tombe precolombiane camere funerarie Colombia Sud America

Valle del Cauca, verso Tierradentro

In una giornata di spostamenti con bus e camionetas percorriamo l’afoso Valle del Cauca, da Armenia (eje cafetero) a Popayan, passando per la vivace città di Cali. La nostra meta e’ la regione di Tierradentro, un’isolato sito archeologico, totalmente sconosciuto al turismo di massa per problemi di sicurezza, ma di particolare interesse per la presenza di camere funerarie sotterranee, esempio unico di arte pre-colombiana (V-VII sec D.c.). Il villaggio di San Andres Pisimbalà e’ un luogo incantevole, abitato da gente estremamente ospitale, appartenente al popolo indigeno Paèz. Ci ricorda le comunità di Chiapas e Guatemala, dove abbiamo vissuto esperienze indimenticabili. Per raggiungere questo pueblo e’ necessaria un’intera giornata di viaggio su strade sterrate ed impervie, ma proprio per questo motivo la regione conserva la sua autentica bellezza. Qui la natura si mostra selvaggia e dura, rendendo la vita dei campesinos avara di soddisfazioni, eppure si respira un’incredibile tranquillità. Ci ospita doña Marta, un’intraprendente nonnetta che ama viziarci con le migliori arepas di Colombia.

Chiesa di San Andres Pisimbalà Tierradentro Colombia Cauca Valle

Salento e Valle de Cocora

Salendo verso i picchi del Nevaio Ruiz scopriamo il paesino di Salento, un’isola di tranquillità nel mezzo della stupenda regione di coltivazione del caffè (eje cafetero). Un pueblo perso nel passato e dominato dai ritmi della natura, che qui mostra il suo lato più impressionante. In direzione dei nevai andini si estende infatti il “Valle de Cocora”, una vallata dall’aspetto alpino, dove crescono numerose le palme da cera, una specie in via di estinzione che raggiunge ragguardevoli altezze (fino ad 80 metri). Immersi nella giungla di montagna, troviamo il luogo ideale per dedicarci a lunghe passeggiate a piedi ed a cavallo.

Valle di Cocora: palma da cera regione del caffè Salento Colombia

Armenia

Armenia e’ una delle cittadine più desolate che visitiamo durante il nostro viaggio: negli edifici grigi e negli sguardi delle gente, in larga misura di origine slava, si nasconde un pezzo di Balcani. La sera il centro si anima di amici della strada, ognuno con la sua “storia sbagliata” da raccontare. Ci smarriamo nei silenzi di Rosalba, una ragazza di Cali con tre figli, due appena nati e l’ultimo ancora in grembo, il marito in carcere ed un oceano di solitudine da portarsi appresso, pesante come una croce. Ci regala tutto quello che ha, un sorriso e due splendidi braccialetti, come contraccambiare?

Palme della cera Colombia Armenia Quindio America Latina Valle di Cocora

Medellin, Botero e Pablo Escobar

Medellin è la città dei primati socio-economici colombiani, sorta dal nulla ed esplosa sotto l’ala protettrice del narcotraffico. L’utopia di Pablo Escobar: un centro moderno ed efficiente, racchiuso in una stupenda e verde valle, dove le Ande cominciano a fare sul serio. Medellin ed i grattacieli, la metropolitana, i sobborghi e le favelas, dove per i giovani non esiste un futuro e l’unica speranza rimane sniffare la colla. Medellin e la proroga del nostro permesso di soggiorno, un’odissea burocratica. Medellin ed il ritratto che ne dipinge Fernando Botero, una società colorata ed eccentrica, animata da personaggi sensualmente voluttuosi, opulenti. Gli anni ’50, l’auge dei fiori e dei bordelli (http://www.museodeantioquia.co).

Medellin Fernando Botero Pablo Escobar Colombia America Latina viaggio foto immagini blog

Anima afro-colombiana

Anima afro-caraibica, lontana ed emarginata, che si lascia sedurre solo oltre il confine del mondo. Nella terra di nessuno, dove ogni uomo e’ padrone unicamente della propria vita… il lembo di terra che si prolunga da Cartagena verso Playa Blanca e le Isole del Rosario, e’ un polveroso focolare di sterpaglie e di vite maledette, dove la totalità della popolazione e’ di origine africana e sopravvive di espedienti nel caldo torrido. I pochi viaggiatori che varcano questo confine senza legge si trasformano in vittime e colpevoli di un sistema crudele, soldi e potere. “Quando a noi avete lasciato questo deserto di vacche scheletriche e stagni putridi”. Poi dalla polvere compaiono le bambine ballerine, un ritmo africano frenetico ed echeggiante, una cumbia o un makulele, una danza abile ed incantatrice, beffardamente inscenata davanti ad un cartello che recita: “Vietato lasciare l’elemosina alle ballerine che ammaliano i turisti”.

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Da Panama alla Colombia: Darien Gap

Il passaggio tra Centro America e Sud America e’ un problema che molti viaggiatori sono costretti ad affrontare. La Carretera Panamericana si interrompe nella zona di giungla e paludi denominata Darien Gap, rendendo impossibili i collegamenti terrestri tra Panama e la Colombia. Dall’esperienza di altri viaggiatori abbiamo raccolto alcune informazioni, che pubblichiamo sperando possano essere utili a qualcuno nel futuro. Le opzioni per superare il Darien Gap, eliminato il troppo pericoloso passaggio via terra (nella regione colombiana del Chocó sono presenti gruppi di guerriglieri e di paramilitari) sono sostanzialmente tre:

  • veliero o barca da Cartagena (Colombia) direttamente in territorio panamense, passando per le Islas de San Blas (costo: circa 250$)
  • volo aereo tra Panama City e Bogotà, Medellin o Cartagena (costo: variabile in funzione della stagione, 150-300$)
  • bus da Medellin o Cartagena a Turbo (23$), viaggiando di notte per giungere di mattina a Turbo e salire su una lancha/barca fino a Capurganà (20$, 2ore) dove ci sono alloggi economici ed il caribe e’ stupendo. Da Capurgana’ si può infine prendere un’altra lancha per Puerto Obaldia (10$, 40 min), che e’ già in territorio panamense e si possono sbrigare le formalità richieste dall’immigrazione. Da Puerto Obaldia ci sono due voli alla settimana per Panama City (57$).

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Cartagena

Barranquilla e’ un caotico porto industriale, celebre in Colombia come la sede del carnevale più pazzo del paese. In poche ore di viaggio raggiungiamo Cartagena, una delle città storiche più belle d’America… in effetti il centro, racchiuso nelle secolari mura spagnole, e’ un museo a cielo aperto: i caratteristici balconi in legno sporgono sulle strette vie, riccamente adornati da buganvillee di tutti i colori. Ma appena fuori dalle mura, emerge malinconico lo spirito triste ed abbandonato delle città portuali, specialmente quelle caraibiche. Alloggiati nel quartiere profeticamente biblico di Getsemani, percepiamo la sensazione di vivere un mondo sotterraneo, sicuramente dimenticato, ma altrettanto autentico. Qui l’anima nera esterna il suo lamento soffocato…

Cartagena de Indias balcone tipico coloniale Caraibi Colombia foto di viaggio America Latina blog

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